Avola. “Se parlasse la città”

Martedì 17 aprile l’Azione Cattolica del vicariato di Avola ha dato il via a un progetto-percorso dal titolo emblematico “Se parlasse la città”, un progetto che ha innanzitutto l’intento di mettersi in ascolto della voce della città, per poi uscire dalle case e dalle parrocchie per rimettersi in gioco, per unire le proprie voci a quelle di amici, conoscenti, genitori, figli ecc. una voce non lamentosa, ma propositiva e annunciatrice della vera gioia, la voce di chi ha avuto la fortuna di incontrare Colui che fa nuove tutte le cose. L’incontro ha posto i partecipanti, innanzitutto, all’ascolto della voce dei giovani, coloro che sono il futuro della Chiesa, dell’Azione Cattolica, della città. Nella ricerca di nuovi percorsi e di nuovi linguaggi di evangelizzazione non si può prescindere dall’ascoltare i loro bisogni, le loro aspettative, i loro desideri, le loro difficoltà. Partendo dall’invito che Dio rivolge ad Abramo “Vattene..” il giovane dott. Umberto Confalonieri si è chiesto se è proprio necessario per un giovane del XXI° secolo deve lasciare la città di nascita per poter costruire il proprio futuro, se fosse proprio questo il senso della Parola che Dio rivolge ad Abramo o se tali parole non volessero essere un invito rivolto a ciascuno di noi, nelle varie fasi della vita, a uscire dalla proprie comodità per rimettersi in cammino. E allora le mille difficoltà della vita, la sperimentata assenza delle famiglie alle spalle di molti ragazzi che continuano a fare la valigia per andare via spinge ad es. un prete della nostra diocesi a restare in contatto con i ragazzi della propria parrocchia sperimentando una catechesi via web, spinge i nostri giovani educatori a convocare le famiglie dei bambini dell’acr per cercare di capire come la chiesa può restare vicina e supportare le famiglie in difficoltà. La voce dei giovani resta e deve restare una voce di speranza dalla quale la Chiesa non può fare a meno, per questo motivo il progetto presentato prevede degli incontri periodici con i giovani perché il “vattene” di Dio sia vissuto come un accompagnamento per le strade della vita.

Ma per andare avanti e cercare di raggiungere le periferie esistenziali del mondo non possiamo non partire dal riscoprire le proprie radici, la propria storia e la storia della propria città, poichè fare memoria di un lungo itinerario di vita aiuta a rendersi consapevoli di essere un popolo in cammino. In questa direzione il progetto “Se parlasse la città” prevede degli incontri con l’autorevole prof. Francesca Grigeri Pantano, per ascoltare la voce storico-artistica della città in cui viviamo. L’intervento della prof. Pantano ha permesso alla platea degli intervenuti di vivere un volo pindarico all’indietro, dentro un’affascinante storia di principi e marchesi che dal tempo del feudalesimo al terremoto del 1693 ha governato la città di Avola, facendo scoprire la presenza di un vescovo e di un Papa tra i natali della città, ma soprattutto esortando a invitare i giovani a intraprendere uno studio dei documenti storici della città, un bagaglio culturale di ricchezza inestimabile che certamente contribuirebbe a rendere più leggero il fardello di costruire il proprio futuro che ogni giovane è chiamato ad affrontare.

Infine, il progetto ha ricevuto l’appoggio delle Istituzione nella voce dell’assessore Simona Caldararo, assessore alla cultura e alle politiche sociali. La presenza, l’impegno e la sensibilità mostrate dalle istituzioni costituisce un segno di maturità e di rispetto reciproco, pur restando indipendenti e sovrani, Stato e Chiesa sono chiamati a collaborare perché i cittadini possano vivere a pieno il diritto costituzionalmente garantito di uguaglianza a pari dignità e di promozione di ogni libera forma di associazione civile, culturale e politica. Nonostante le mille difficoltà e le scarse risorse ogni istituzione non può esimersi dal fare la sua parte per cercare di far fronte ai molti bisogni materiali che coinvolgono tanta parte della cittadinanza, dall’altra parte il ruolo delle associazioni civili e religiose e i molti volontari che in esse operano costituiscono una grande risorsa che il progetto proposto vuole ancor più sostenere e stimolare.

di Maria Concetta Cancemi

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