Amare la Chiesa nella sua “totalità”
Le acque degli scandali non possono spegnere l’amore
di + Antonio Staglianò
La perfezione delle Massime di Antonio Rosmini è un chiaro invito alla pienezza di vita traboccante d’umanità del Vangelo, da raggiungere in una fiducia che rende accoglienti verso la debolezza propria e altrui. Se essere giusti è “piacere a Dio” (cfr. la prima Massima), il cristiano sa bene che le compiacenze di Dio sono riversate (tutte e soltanto) sull’umanità di Cristo. Essere giusti per piacere a Dio allora significa essere umani “come” è umano Gesù. Dio si compiace del cristiano perché la sua fede è sequela di Cristo, l’obbedienza al suo unico comandamento: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12).
La misura dell’umanità bella di Cristo è decisiva per comprendere “come” il cristiano deve vivere la propria umanità in tutta bellezza. Amore, giustizia, pace, fraternità, perdono, carità, solidarietà, cura dell’altro nel dolore, ospitalità dello straniero: non sono parole vuote o semplicemente teoriche, perché il loro significato trasuda del sangue di Cristo crocifisso e del suo dono d’amore radicale per la salvezza di tutti. Con Gesù, la realtà di Dio è sempre “pratica e irritante”, come ha ben sottolineato J.B. Metz: «Dio non può essere affatto pensato senza che questo pensiero non irriti e offenda gli interessi immediati di colui che cerca di pensarlo». Con Gesù e la sua bella e buona umanità, la nostra umanità è chiamata a conversione, perché Dio desidera che la vita umana sia “diversa” da come la stiamo vivendo. Nessun presente è degno dell’uomo, perché l’uomo è un sogno d’amore di Dio e un nuovo mondo è sempre possibile con Dio. Il pensiero di Dio è intrinsecamente “rivoluzionario”. Cristianamente parlando, l’abbandono nelle mani della divina Provvidenza significa allora entrare in confidenza con un maestro unico che è testimone del cuore del Padre, della sua “accoglienza assoluta” e della sua immaginazione divina.
Perciò, abbandonarsi al Dio provvidente, è atteggiamento solo apparentemente “passivo”. In realtà, realizza un passaggio fondamentale della vita: la centriamo e ci concentriamo, rivestendoci e lasciandoci abitare da un’energia che non viene da noi, perché è presenza di Dio stesso nell’uomo. Con la solenne espressione di San Paolo: «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? (1Cor 6,19)». Ecco perché possiamo amare tutti e possiamo amare i nemici, nella potenza di un amore che non è nostro, ma è di Dio.
Così, è possibile sperimentare la Chiesa come il “luogo di questo amore”: è la Chiesa nella sua totalità la custode e l’interprete di questo grande dono che si può tradire nei particolari (a causa dei peccati e delle incoerenze di vita, dei fallimenti, delle miserie, delle ingiustizie e delle operazioni di piccolo cabotaggio di tanti maliziosi e corrotti), ma nel suo insieme no. Totalità della Chiesa significa l’accoglienza assoluta di Dio sperimentata nell’accoglienza assoluta dei fratelli. La seconda massima del Rosmini– “rivolgere tutti i pensieri e azioni all’incremento e alla gloria della Chiesa di Cristo-, perciò, impone che il cristiano alimenti il suo amore verso la Chiesa (qui sulla terra, purgante e celeste) pensandola sempre come realtà voluta e amata da Dio. Eccolo il sogno di Dio: la Chiesa è la comunità dei cristiani radicata nella successione apostolica e fondata sul primato di Pietro, ovvero una totalità che supera le parti e un tempo che viene prima dello spazio, potremmo dire con papa Francesco. La Chiesa non può essere amata se la si considera solo in qualche sua espressione parziale e limitata. La perfezione cristiana non richiede che tutto ciò che c’è nella Chiesa debba essere amato. Esige, tuttavia, che sia amata la Chiesa nella sua totalità essenziale. Il cristiano «dee dare i suoi affetti a tutta intera l’immacolata sposa di Gesù Cristo, ma non così a tutto ciò che potrebbe formarne una parte».
Un amore di questo tipo dilata fino ai confini della terra (e del ‘peccato’) quel cuore che, concentrato, riceve energia sufficiente e necessaria per poter arrivare a tanto. Di giorno in giorno, si avanza nel cammino di perfezione, amando sempre più e sempre meglio la Chiesa, corpo mistico di Cristo, antropologia cristiana vissuta secondo il modello dell’umanità di Gesù. Viene anche da pensare a uomini che, a motivo della Chiesa (in tutti i sensi) hanno “sofferto” molto, ma mai hanno perso questo legame, perché è alla Chiesa che è stato affidato il dono supremo dell’eucaristia (culmine e fonte dell’amore) e del perdono dei peccati (battesimo che continuamente si rinnova). Don Lorenzo Milani scrisse: «Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa». Lo stesso Rosmini prima di morire si vide messi all’indice alcuni suoi libri, tra cui Le cinque piaghe della santa Chiesa, nella quale manifestava tutto il suo amore per la Chiesa, immaginando con quale volto bello avrebbe affascinato gli uomini portandoli alla salvezza di Cristo se si fosse “riformata” a partire dal Vangelo e dalla testimonianza santa di molti cristiani delle origini. Vale la pena menzionare anche Gioacchino da Fiore, «l’abate calavrese di spirito profetico dotato” (Dante Alighieri) che annunciò la visione di un “papa angelico”, il quale, “senza i segni del potere ma con il potere dei segni”, avrebbe reso la Chiesa tutta spirituale, pneumatizzandola, scaricando la zavorra del “potere temporale” che la impelagava in affari mondani e terreni, non pertinenti e contraddittori alla sua natura.
La profezia di Gioacchino, ma anche la visione di Rosmini si sono concretizzate nel Concilio Vaticano II, nel cammino di rinnovamento avviato: è noto, infatti, che Le cinque piaghe sono state recepite dalla Sacrosantum concilium. Perciò, san Paolo VI poteva dire: «questa difficoltà di dover amare la Chiesa nella sua umana realtà è oggi diminuita. Oggi la Chiesa presenta un volto più degno d’ammirazione, che di rimprovero e di commiserazione. Oggi in tutta la Chiesa si notano sforzi magnifici di autenticità, di rinnovamento, di vitalità cristiana, di santità; una santità meno abituale e ambientale, se volete, di quella d’altri tempi, ma più personale e cosciente, ed anche più comunitaria e più operosa». E questo resta vero, nonostante gli scandali che amareggiano la vita delle comunità, scavando nel nostro cuore un dolore infinito. Le acque degli scandali non potranno mai spegnere l’amore, perciò i cattolici cristiani non devono mai perdere il loro amore alla Chiesa nella sua totalità.