Azione Cattolica. Una riflessione sulla Costituzione italiana
Venerdì 11 maggio, nella sala Gagliardi di Noto, l’Azione Cattolica ha promosso un incontro su Partecipazione e Cittadinanza nella lettura costituzionale in occasione dei 70 anni della promulgazione della legge fondamentale italiana. Dopo i saluti iniziali, compito affidato all’assessore Giusi Solerte, che ha brevemente richiamato la genesi della Carta Costituzionale, al Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, che ha riflettuto sull’edificante servizio dei sacerdoti nella formazione politica del fedele, e al Presidente dell’AC diocesana, dott. Giuseppe Malandrino, che ha confermato l’impegno politico dell’AC come formazione di coscienze politiche adulte, è stato il prof. Umberto Ronga, avvocato, docente dell’Università “Federico II” di Napoli e componente del centro studi della presidenza dell’Azione Cattolica Italiana, ad avere condotto la riflessione principe della serata. Ronga, invitando l’uditorio a rivolgere uno sguardo contemplativo sulla realtà, per comprendere cosa stia succedendo nell’attuale frangente storico italiano, si è soffermato sull’incidenza del cittadino-elettore, anche alla luce dei sistemi elettorali che danno indicazioni puntuali su come il voto del singolo influenzi, poi, la composizione degli scranni parlamentari, e sul ruolo del partito come forma di partecipazione democratica che è sempre mutevole. La necessità di formare coscienze responsabili, consapevoli e critiche è l’imperativo che, secondo il Professore, deve promuovere l’azione pastorale delle chiese e, in modo particolare, dell’AC. L’impegno politico deve essere rivolto al bene comune e al soddisfacimento dell’interesse generale e non dell’interesse personale, occorre evitare che il cittadino, sopprimendo la propria coscienza, in modo del tutto acritico e infausto, delega qualcuno a decidere per lui: “Tu per chi voti?”. L’Italia difetta di autenticità nel dialogo, che è premessa fondamentale per un confronto serio e costruttivo e necessaria nella formazione della persona; ci si è abituati, invece, alla logica della tifoseria che esaspera gli animi, allontana e crea separazioni. Proprio in questa manchevolezza dialogica, le riforme costituzionali non hanno mai trovato occasioni serie di approfondimento, ma sono diventate pretesto per aumentare le rotture politiche; tale constatazione, però, si allontana dallo spirito dei costituenti che in una dialettica accesa, ma franca riconoscevano la necessità dell’ammodernamento delle parti della Costituzione che, presentando disfunzioni, avrebbero allentato o bloccato l’architrave giuridico e istituzionale. L’ultimo punto di riflessione del Ronga ha messo in risalto l’annoso problema dell’illegalità diffusa e della poca azione per contrastarla; ciascuno è responsabile del talento donatogli, o meglio, dell’apporto che può dare alla società senza cadere imbrigliato nelle maglie della corruzione o dell’indifferenza. Prendendo a prestito le parole di don Milani e di don Pino Puglisi, il Professore ha chiuso la propria relazione affermando che l’immobilismo di chi ha le mani pulite, e quindi non corrotte dal malaffare, serve poco, il contributo anche piccolo di ciascuno diventa prezioso nella costruzione del grande mosaico sociale; le parole di Paolo VI, secondo cui la politica è la forma più alta di carità, chiamano tutti a una vocazione sociale: nessuno può fuggire dalla causa comune, nessuno può tirarsi indietro per attendere passivamente l’azione altrui.
Umberto Confalonieri