Gente di poca fede

Quante volte abbiamo ripetuto l’espressione “segni dei tempi”, magari con un piccolo cedimento all’abitudine di utilizzare espressioni alla moda. Se leggiamo che oggi “40 giovani su cento sono senza Dio” siamo di fronte ad un dato, un segno, da interpretare. Sul Corriere della Sera è apparsa una recensione della ricerca di Franco Garelli, sociologo, Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino. Un dato importante: la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di contribuire alla ricerca con 100mila euro, un parziale rimborso ai ricercatori coinvolti.

Negli ultimi 25 anni i non credenti sono cresciuti del 30 per cento e tanti che professano la fede cattolica hanno maturato una visione personale, frutto di una propria rielaborazione. La fede come intenzione che non si trasforma in esperienza. È una delle tante ricadute del soggettivismo: ciascuno si costruisce una sua immagine del modo, della realtà, costruisce una architettura culturale ma non approda ad una esperienza spirituale.

L’autore richiama una considerazione del Cardinale Gianfranco Ravasi:”Oggi mancano gli atei autentici … per i quali non credere era una scelta lacerante, sofferta..”. Credere o non credere implica la fatica della scelta. Spesso confondiamo la scelta con il calcolo o la ricerca del piacevole. La ricerca del valore riguarda tutti, credenti e non,  si lega alla dimensione sociale e politica dell’esistenza. Nella scelta la persona si scommette, si assume delle responsabilità, è consapevole del rischio che ogni scelta comporta. L’indifferenza può rappresentare una via di fuga, di comodo, la possibilità di non scegliere mai e lasciarsi vivere. La Chiesa che annuncia la profezia del Vangelo, il Cristo, di fronte ai segni dei tempi è chiamata a scelte coraggiose.

di Salvatore Vaccarella

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