Che tempo che fa

I giovani e l'amore secondo Caccamo a Sanremo

La pop-Theology non è per attirare le persone in Chiesa, ma per comunicare la verità del Vangelo di Gesù, che dovremmo contemplare nella sua umanità pro-esistente, cioè tutta dono per gli altri nell’amore. A Domenica In è stato presentato il libro Pop Theology per giovani. Autocritica del cattolicesimo convenzionale per un cristianesimo umano e la Parodi insisteva: “attraverso l’uso delle canzonette e della musica pop” i giovani potrebbero arrivare a Dio? In realtà, i giovani dovrebbero essere coinvolti dall’umanità bella e buona di Gesù, la quale soltanto li porterebbe al Dio vero, il Padre suo.

La pop-Theology, allora, segue la “svolta antropologica” della teologia del XX secolo, tutta impegnata a parlare di Dio a partire da Gesù: da questo “uomo singolare” che è, nella fede, creduto Figlio di Dio nella carne umana. L’umanità di Gesù ci interessa. I tratti belli e buoni del suo volto umano dovrebbero essere scoperti dai giovani. Se la Chiesa cattolica – con tutto quello che mette in campo sul piano pastorale (riti, catechesi, impegno nel sociale)- non riesce ad appassionare i giovani a Gesù, allora abbandona i giovani alla mercé dell’ipermercato e non deve lamentarsi se i giovani non entrano più nelle chiese, nei nostri oratori. In gioco c’è la risposta alla domanda di senso che i giovani (lo vogliano o no) portano con loro. Possibile che Vasco Rossi, con la sua vita spericolata e piena di guai, interessi più di Gesù con la sua vita ricca di amore? Certo si tratta del “suo” amore, ma il suo amore è quello vero, l’amore portato alla verità della sua bellezza eterna.

Si, eterna, e, come eterna, vivibile in questa esistenza che passa. Il nostro Giovanni Caccamo (cantante modicano) a Sanremo di quest’anno lo canta, senza vergognarsi. La “canzonetta” si intitola “Eterno” e parla di un momento – quindi di qualcosa che non può durare- riempito invece di “per sempre”. Quel momento è l’amore della coppia: “insieme io e te, per sempre”. E canta l’amore di un momento “che non potrò mai lasciare”, perché è un “tesoro” troppo prezioso: “l’amore che può salvare”. Certo si potrebbe osservare a Giovanni che questa storia del “soltanto gli occhi tuoi, per sempre gli occhi tuoi”, del prendersi la mano per scappare via lontano “in un mondo senza nebbia, in un mondo senza rabbia”, suona di amore troppo romantico e di fuga mundi. E ancora, si potrebbe ricordare a Giovanni che – secondo Sant’Agostino- l’amore non è guardarsi negli occhi, ma guardare con gli occhi nella stessa direzione. E tuttavia, ecco che Caccamo canta: “siamo distanti dagli altri come stelle”. Si, chi predica l’amore eterno, cioè l’amore riempito dal “per sempre” sembra essere un marziano nella società di oggi, dove tutto non dura, perché caduco, impermanente, liquido e gassoso (Z. Bauman). E invece questa è la “bellezza che si libera nell’aria”, la bellezza che ti salva la vita: “siamo senza addio”. Da qui, scatta un amore-impegno per la vita e per la morte: siamo “onde sulla sabbia nella stessa direzione, senza lasciarsi mai”.

E finalmente l’amore che dura ritorna, attraverso Sanremo, nel linguaggio dei giovani e nella cultura popolare trasmessa dalle canzonette. A suo modo anche Noemi lo segnala: “non smettere mai di cercarmi dentro ogni cosa che vivi”, perché l’equazione dell’amore porta a influenzarsi reciprocamente anche nella distanza abissale, quando l’amore della coppia è finito e “tu vai già via, via”.

E questo, cosa c’entra con Gesù? C’entra col “che tempo che fa”. Riguarda cioè lo “spirito del tempo” che le canzonette descrivono e registrano. Dopo lo spettacolo, e dentro lo spettacolo, sarà necessario riflettere, dibattere, comunicare sul futuro della nostra umanità. Se ci poniamo degli interrogativi, se intercettiamo nuovi orizzonti di bellezza, allora capiamo che Gesù propone la vera bellezza, la grande bellezza: “siamo senza addio”. E questa volta non scritto in una poesia, o cantato a Sanremo, ma vissuto nell’esperienza cristiana dei santi, di tutti quelli che “si compromettono” per amare come Gesù ha amato, “perdonando anche i nemici”. E amare s’impara, perdonare s’impara, perché l’amore è un’arte (E. Fromm) che si impara, imparando il perdono. E questo lo canta ora a Sanremo anche Ornella Vanoni in Imparare ad amarsi: “bisogna imparare ad amarsi, a perdonarsi giorno per giorno. Senza sapere cosa m’aspetta, ma voglio vedere”.

di + Antonio, Vescovo 

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.