La maggioranza dei siciliani è rimasta a casa, non è andata a votare: solo il 46,76% ha votato per l’elezione del presidente della Regione e dell’Assemblea, mentre il 53,23% ha disertato le urne. Rispetto al 2012 quando aveva votato il 47,41%, il dato dell’affluenza è in calo dello 0,65%. La maggioranza dei cittadini non vota, non ha fiducia nella politica, ha altre cose a cui pensare. Tra questi tantissimi cattolici. E visto quanto è accaduto a soli due giorni dalle elezioni, l’arresto di un deputato fresco fresco di elezione, chi può condannare coloro che si sono astenuti? Da Monreale, l’arcivescovo mons. Michele Pennisi, vicepresidente della Conferenza Episcopale Siciliana, aveva approfondito la nota che i vescovi hanno scritto in relazione alle ormai prossime elezioni regionali. Dalle pagine del quotidiano La Sicilia, in edicola domenica 15 ottobre 2017, aveva rilanciato l’appello contro l’astensionismo. “Non prevalga l’odio per la politica – ha detto – altrimenti nulla cambierà anche stavolta”.
Non basta la Dottrina, non bastano gli appelli, le raccomandazioni gli inviti. Perché?
Forse è il momento del martirio, della testimonianza vissuta, della profezia. É il momento che segue la caduta, quello della ripresa, della speranza. Se le classi dirigenti hanno deluso, se la nostra democrazia si è trasformata in oligarchia è tempo che gli uomini di buona volontà si diano la mano per vivere con fiducia il tempo presente, la speranza in una società più equa, attenta alle urgenze e alle necessità degli ultimi. Nel Vangelo Gesù ammonisce i suoi interlocutori con una precisa indicazione: “invitate ciechi, zoppi, storpi” … Potremmo dire, parafrasando la Sacra Pagina, al banchetto della giustizia invitiamo gli esclusi, i Lazzari, i disoccupati. Per dare corpo a queste parole la comunità deve impegnarsi concretamente, acquisire le necessarie competenze, scommettersi e magari sporcarsi le mani come il Cristo che, lavando i piedi agli apostoli, toccò con le Sue mani l’acqua sporca.
di Salvatore Vaccarella