Dopo le elezioni regionali. Recuperare credibilità

di Pino Malandrino

Dopo mesi di clamore, mentre il silenzio stava per scendere sulla Sicilia, improvvisamente viene interrotto dall’arresto di un candidato a quarantotto ore dalla sua elezione! Un colpo che si aggiunge ai tanti che vengono inferti alla nostra terra. Ora, a distanza di una settimana dal voto, la nostra Isola e i suoi abitanti sono tornati ad essere soli, con i loro problemi e con un verdetto al quale ora si guarda per continuare a sperare in una ripresa della nostra popolazione. Perché per tutta la durata della campagna elettorale mai si è fatto cenno ad uno solo dei bisogni della nostra terra. Al centro di ogni discussione e dei tanti servizi giornalistici ci sono stati sempre ed esclusivamente i partiti con i loro problemi. Non per nulla le elezioni siciliane sono state considerate dagli addetti ai lavori un laboratorio per sperimentare formule da proiettare nelle prossime elezioni politiche. Il verdetto è chiaro e non dà adito a dubbi: Musumeci del centro destra ha vinto ed è il Presidente dal quale i siciliani, almeno quella minoranza (il 47%) che si è recata a votare, hanno scelto di essere governati per i prossimi cinque anni. Con amarezza si deve, infatti, constatare, che più di un elettore su due, sfiduciato nei confronti dell’intera classe politica, ha disertato le urne. Spetta ora al vincitore formarsi la squadra che dovrà sostenere il suo programma di governo. L’esperienza del passato dimostra, comunque, che a Palermo come a Roma i numeri si trovano sempre, vista la disinvoltura con cui gli eletti sono disposti a cambiare casacca.  Chiusa questa pagina, ora tutte le attenzioni sono rivolte alle elezioni politiche di primavera. Chi ha vinto vuole trarre da questa prova ogni possibile vantaggio per ripetere il risultato. Chi, invece, è uscito sconfitto tenterà di mettere in campo validi rimedi per ribaltare quel risultato. Con la consapevolezza, per gli uni e per gli altri, che in politica è difficile riprodurre situazioni in fotocopia. Tutti, anche i vincitori, hanno al loro interno problemi. Il centro destra, oltre a cercare una difficile intesa su taluni problemi di fondo – immigrazione e adesione all’Europa – dovrà risolvere il problema non facile della leadership alla quale ambiscono sia Berlusconi che Salvini. Nel centro sinistra i tanti illustri personaggi, sognatori di un partito che non c’è, dovranno prendere atto che divisi si va incontro soltanto a sconfitte. E i Cinque stelle -vincitori morali- dovranno, prima o poi, rivedere le loro pretese, cominciando a comprendere che la politica è l’arte del possibile che contempla, cioè, fra le sue applicazioni, anche il sistema delle alleanze fra forze diverse. Ma per tutti, vincitori e vinti, dovrà essere chiaro che al centro delle discussioni non ci possono essere sempre e soltanto le problematiche dei partiti. Se la politica vuole recuperare credibilità è bene che cominci ad essere meno referenziale, mettendo al centro dell’attenzione i problemi del Paese, primo fra tutti la governabilità. Senza un governo stabile, non ci stanchiamo di ripeterlo, è impossibile affrontare i problemi più assillanti: le riforme, la crisi economica e la conseguente ripresa, l’allineamento alle regole europee, la spending review e la lotta all’evasione fiscale, il contrasto all’aumento delle diseguaglianze e altro ancora. È opinione diffusa che con il sistema elettorale, il Rosatellum, approvato e promulgato, senza osservazioni, dal Presidente Mattarella, difficilmente ci sarà un partito che, nelle condizioni attuali, potrà conquistare da solo la maggioranza per governare. Di fronte a tale rischio, più reale che ipotetico, come intendono muoversi i partiti? Ci saranno ancora forze che snobberanno ogni forma d’intesa o che continueranno a fare distinzione fra provvedimenti di destra o di sinistra? Nata per realizzare le tanto sospirate riforme, questa legislatura si sta chiudendo con un bilancio che non va oltre l’ordinaria amministrazione. Non è più possibile andare avanti con un governo che, per quanto valido, sia costretto a costruirsi una maggioranza ad ogni provvedimento da approvare. Si può chiedere a tutte le forze politiche che dichiarino, fin d’ora, di essere disposti a fare un passo indietro per il bene del Paese?

di Pino Malandrino
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