La Germania come l’Italia?

di Pino Malandrino

È un periodo decisamente negativo questo per la maggior parte dei leader politici e in particolare per quelli che portano responsabilità di governo. A guardare quanto sta accadendo in questi ultimi tempi, viene da pensare che a tale circostanza non faccia eccezione nessuno. Perfino la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, considerata dai più invincibile, è incappata, in occasione delle recenti elezioni politiche in Germania, in questo incidente. Prima Trump, poi Macron, ora la Merkel, ma, ancor prima Matteo Renzi, tanto per citare un esempio di casa nostra, hanno visto ridursi gradualmente il loro consenso. E ciò a prescindere dai meriti o dai demeriti portati da ciascuno. Il caso più eclatante è quello del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che già all’indomani della sua elezione ha incontrato le prime difficoltà. “È già cominciato il declino di Trump?”, intitolavano nei primi mesi della sua presidenza la maggior parte dei giornali. E, ancora, “È l’inizio della fine di questa presidenza?”. Ancora più sorprendente il declino registrato da Macron, arrivato alla presidenza della Francia con un successo straordinario. È in tutti vivo il ricordo del suo trionfale ingresso nel Palazzo dell’Eliseo la sera della sua elezione, al ritmo dell’inno europeo. Ebbene, anche lui ha conosciuto, dopo il trionfo, i segni del declino. Al punto che i giornali qualche mese fa intitolavano: “Dopo soli cento giorni, tra Macron e la Francia la luna di miele è finita?”. Analoga sorte per il nostro ex Presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico, Matteo Renzi che soltanto tre anni fa, in occasione delle elezioni europee del maggio del 2014, aveva toccato la punta più alta del suo successo, conquistando in quell’occasione il 41% dei voti. Neppure i risultati apprezzabili dei suoi mille giorni di governo, evidenziati proprio in queste ultime settimane, stanno riuscendo a farlo riemergere completamente dopo la sconfitta subita in occasione del referendum del 4 dicembre scorso. Chi poteva immaginare, per tornare alla Merkel, che dopo avere guidato per dodici anni consecutivi governi di coalizione e avere assicurato al suo Paese il primato in Europa in ogni ambito economico e sociale (la disoccupazione è scesa dall’11% al 3,8%), la Cancelliera di ferro dovesse sperimentare una sonora sconfitta? Il suo partito, i cristiani democratici, pur risultando ancora il primo partito in Germania, ha perduto oltre otto punti. Con l’aggravante che,per la prima volta dal dopoguerra, un partito populista della destra oltranzista, Alternativa per la Germania (Afd), si è affermato come terza forza del Paese, portando al parlamento (Bundestag), quasi cento parlamentari. E ora, ci si chiede, con chi farà il governo la Merkel visto che anche il partito socialdemocratico (Spd), con il quale ha governato in quest’ultima legislatura, ha subito anch’esso una severa sconfitta che lo ha indotto a scegliere l’opposizione? Anche la Germania, allora, è destinata a sperimentare, come l’Italia, il fenomeno dell’ingovernabilità? Considerato anche che gli altri due partiti, i liberali e i verdi, con i quali la Merkel dovrebbe coalizzarsi, non sembrano completamente allineati sulle sue posizioni? Apparentemente la situazione potrebbe essere analoga a quella dell’Italia; nei fatti, tutto fa prevedere che la Germania, differentemente dall’Italia, farà prevalere, anche in questa circostanza, l’interesse della Nazione rispetto a quello dei singoli partiti. È una questione di cultura politica e di senso dello Stato che in Italia non riusciamo neppure a immaginare. In Germania i governi di coalizione, anche fra partiti di opposta posizione, rappresentano la normalità, come, peraltro lo dimostra l’esperienza dell’ultimo governo che ha visto i democratici della Merkel governare con i socialdemocratici di Schulze. La stabilità politica è stata una delle leve di successo della Germania che dal dopoguerra ad oggi ha conosciuto soltanto nove Capi di governo (chiamati Cancelliere), compresa la Merkel. A differenza dell’Italia che in settant’anni ha avuto ben 64 governi, quasi uno l’anno. Che meraviglia, se da noi non si riesce a trovare neppure l’accordo per fare la legge elettorale?

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