Come io ho amato voi

La bella notizia del volto nuovo di Dio

Dopo Pasqua si tratta di vivere come Gesù, il quale ha detto: «tu, o Padre, non hai gradito sacrifici di tori, di montoni, di agnelli; tu, o Padre, mi hai dato un corpo, in questo corpo io vengo e voglio fare la tua volontà! Dimmi, qual è la tua volontà?». Eccola, la sua volontà: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi». Il Signore vivente, il risorto, cambia il cuore e lo ha già cambiato attraverso lo Spirito Santo che ha effuso nel mondo. È lo Spirito del risorto che porta ad amare corporalmente, eucaristicamente, come Lui: «ecco il mio corpo lo dono a te, ecco il mio sangue è sparso per te».

Con questo Dio, con il Dio della Passione di Cristo, con la verità del volto di Dio che Gesù nella sua Passione ci ha mostrato, non si può far violenza a nessuno: non si può nemmeno dare uno schiaffo a chi te l’ha dato. Gesù ti dice: «porgi l’altra guancia». E già! Non puoi rissosamente fare il male a chi ti fa il male. È impossibile? Il cristiano accoglie, proprio in questa effettiva impossibilità, costituita nel mondo dal comandamento nuovo di Gesù, la grandezza del proprio essere umano: perché tu sei cristiano, vuoi essere umano com’è stato umano Gesù. In questo è la salvezza: se l’umanità di Gesù entra nella vita, si diventa “umani”. Vivi rapporti umani come Gesù, liberi da ogni rancore, da ogni macigno che pesa dentro e fa stare lì, giù giù per terra, con la faccia dentro le barbarie che la storia riesce a realizzare. E invece no. Tu come il Figliol Prodigo ti levi e vai da tuo Padre e contempli il volto del Padre, lo riconosci come Padre: se Dio è Padre così, allora il cristiano è figlio perché assomiglia al Figlio che lo rivela così; creato a immagine e somiglianza del Padre, meglio nell’immagine che è il Figlio, il cristiano può assomigliargli, perché ha lo Spirito dell’Amore, per vivere come il Figlio, cioè come vuole il Padre: “quest’è l’umanità che mi compiace, seguite questa umanità di mio Figlio, questa umanità vi salverà, in questa umanità vi salverò”.

Nella Settimana Santa abbiamo vissuto il mistero della Passione del Cristo, nelle liturgie della Chiesa, con tutto il rispetto delle “sacre rappresentazioni”. Vorremmo poterlo dire in libertà e senza offesa per nessuno: le sacre rappresentazioni valgono il potere estetico con cui sono rappresentate. Dal punto di vista dell’immersione del mistero di Dio, valgono poco, forse una emozione, se la suscitano, ma sacramentalmente valgono zero. Un cattolico cristiano va in Chiesa per vivere il mistero di Dio, non al teatro. Com’è possibile che al Venerdì Santo ci siano spesso le chiese vuote per la liturgia della Passione e poi invece moltitudini alle sacre rappresentazioni. Che cos’è? Pietà Popolare? «Chi sono io per giudicare». Va bene non giudico, però avverto: attenzione, è nel mistero della Liturgia della Chiesa che Dio m’incontra e mi salva, perché si rivela nel suo vero, solo amore, sempre amore.

Nella Settimana Santa, specialmente nel triduo pasquale, abbiamo vissuto come un cammino profondo di scoperta: l’attenzione ai tratti nuovi del volto di Dio. Abbiamo confrontato il volto di Dio, accolto nei riti della Chiesa cattolica attraverso le liturgie sante, con quelli del vecchio volto di Dio. Se c’è, infatti, un nuovo volto di Dio ci sarà anche un vecchio volto di Dio: lì, nel punto incandescente, dove il vecchio Dio muore assolutamente sulla croce del Cristo, abbiamo concentrato il nostro sguardo. Su quella croce è morto Gesù, ma, con lui, è morto anche il “vecchio Dio”. Si noti questo: sulla croce di Gesù Dio muore per gli esseri umani, per amore loro; col vecchio Dio, invece, gli esseri umani organizzavano la morte degli altri, in nome di quel Dio. “In nome di Dio tu devi morire”, e il sacerdote disse: «è bene che uno solo muoia per tutti». Lo stabilisce il sommo sacerdote, «in nome di Dio uccidete quest’uomo». Gesù sulla croce cambia questa tentazione “maledetta” degli esseri umani, di mettere Dio dalla propria parte per ammazzare gli altri. E grida, con il sospiro muto del crocifisso morente, ancora oggi: “not in my name! No, non nel mio nome! Non più, mai più, nel mio nome, nessun essere umano patirà violenza nel mio nome, perché io solo sulla croce concentro su di me tutta la violenza del mondo, passata, presente e futura; con me vi potrete solo amare, voi vi dovrete solo amare”.

Non è una bella notizia? Poter entrare in Chiesa, nella certezza che col nostro Dio possiamo solo amarci e che in nome del nostro Dio nessuno si può permettere, nessuno, nessuno, di farci violenza di nessun genere, ma soltanto perdonarci e amarci? Non è questa scoperta una fonte di grande gioia?

di +Antonio, vescovo

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