La Porta di Elia: il lavoro buono per la ripartenza nella fragilità

di Ada Mazzonello

Lo slogan #illavorochevogliamo ha riempito le pagine dei social e dei media in preparazione e durante i lavori della settimana sociale dei cattolici che si è tenuta a Cagliari.

“Il lavoro che vogliamo” è uno degli argomenti che si affronta già da bambini con la consueta domanda “Cosa vorresti fare da grande?”. La risposta di ogni bambino è sempre intrisa di creatività e libertà, perché i sogni sono sempre liberi e fantasiosi. Ma il lavoro che si sogna da piccoli raramente corrisponde a quello che poi si realizza.

La settimana sociale appena terminata ha aggiunto altre sfaccettature al “lavoro che vogliamo”: libero, creativo, partecipativo e solidale.

Questi due ultimi aggettivi sono la marcia in più che ha permesso alla Cooperativa Shaqed di essere stata parte del progetto “Cercatori di LavOro: imparare dalle migliori pratiche del lavoro per il bene comune” e soprattutto di aprire “La Porta di Elia”: un emporio solidale che, grazie al sostegno della Fondazione di Comunità Val di Noto e della Fondazione “Madre Teresa di Calcutta”, favorisce l’integrazione sociale e l’inserimento lavorativo di un gruppo di disabili coinvolti nel Progetto Tobia, pensato, realizzato e gestito dalla stessa Cooperativa, mediante il quale  i ragazzi vivono insieme dal lunedì al giovedì e, oltre a potenziare le autonomie possibili nella gestione della persona e della casa, producono oggetti di artigianato.

L’emporio si trova all’interno della Chiesetta di Sant’Elia, in via  Nicolaci n.8 a Noto e, proprio da una frase del profeta Elia, vuole trarre speranza per il futuro di tutte le realtà che in questa attività propongono i frutti dei loro sforzi e sacrifici nel rendere dignitosa la vita delle persone accompagnate:  “Poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà”. La Porta è aperta al territorio per permettere a chiunque di entrare e gustare la bellezza della solidarietà e a chi ci lavora di uscire nel mondo abbattendo le barriere dell’indifferenza e creando relazioni vere.

All’interno dell’attività commerciale è possibile trovare prodotti di artigianato realizzati da imprese che hanno costituito una rete di economia civile, che hanno scelto il lavoro come strumento di ripartenza e di riscatto sociale.

La gratitudine verso chi ha creduto in questo progetto è tanta e altrettanta è la responsabilità che la cooperativa sente nei confronti del territorio e delle persone che, grazie al lavoro nel negozio, potranno condurre una vita buona:  il “lavOro” rafforza la dignità di ogni uomo, in qualsiasi condizione si trovi.

di Ada Mazzonello

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