O si ricostruisce l’Italia o si muore

di Pino Malandrino

Se Garibaldi, nel lontano 15 maggio del 1860, poteva dire a Nino Bixio, durante il combattimento di Calatafimi contro i Borbonici: “Qui si fa l’Italia o si muore“, oggi vorremmo sentir dire da qualche uomo di Stato illuminato che “O si ricostruisce l’Italia o si muore”.Anche, all’indomani della seconda guerra mondiale, l’Italia si presentava come un cumulo di macerie materiali e morali  dalle quali si è potuto rinascere soltanto con mezzi straordinari. Grazie alla presenza di uomini illuminati e di buona volontà di tutte le parti politiche, si riuscì a creare uno spirito unitario, in grado di superare le varie diversità, per facilitare il processo di ricostruzione materiale, morale e politico del Paese. Prima l’approvazione della Costituzione, capace di contemperare le rivendicazioni delle varie parti politiche-cattoliche, socialiste, liberali- poi l’avvio del Piano di ricostruzione Marshall, chiamato piano per la ripresa europea (“European Recovery Program”) che fece risorgere l’Italia, facendole conoscere perfino il miracolo economico del 1960. Quante analogie fra ieri e oggi! Come ieri, anche oggi l’Italia, l’Europa e il mondo intero sono immersi in una crisi globale determinata da una pandemia catastrofica quanto una guerra. Oggi, come ieri, l’Europa -oggi Unione europea- dopo tanti tentennamenti, decide di venire in soccorso dei vari Paesi con appositi Fondi di recupero (Recovery Fund) per aiutarli a affrontare i danni provocati dal Covid 19, con uno sguardo alle future generazioni. A significare che i Piani di recupero debbono prevedere investimenti – istruzione, innovazione digitale, biotech, intelligenza artificiale, robotica e via dicendo- dedicati alla “next generation” (prossima generazione). Anche perché i prestiti concessi dall’Unione europea, a tassi agevolatissimi,prevedono il rimborso a partire dal 2026 e fino al 2056, gravando, appunto, sulle future generazioni. 

Soltanto per l’Italia, fra prestiti(127 miliardi) e contributi a fondo perduto (82 miliardi), sono stati previsti ben 209 miliardi – una cifra astronomica per il nostro Paese!- oltre alla possibilità di accedere a un prestito di 37 miliardi, da impiegare esclusivamente nell’ambito della sanità, detto anche Fondo salva-Stati (“Meccanismo europeo di stabilità” o MES).Ovviamente, le somme vengono concesse nel rispetto di ben precise regole alle quali gli Stati dovranno attenersi nella predisposizione dei Piani. Tutti questi finanziamenti, ci si chiede, sono in grado, da soli, di cambiare l’Italia? Si tratta di mezzi e non di bacchette magiche. Per ricostruire oggi l’Italia, oltre alle sovvenzioni e alle riforme propedeutiche-prima fra tutte quella della pubblica amministrazione- si richiedono, come nel dopoguerra, talune condizioni -unità e solidarietà- che debbono coinvolgere tutta la classe dirigente: partiti, sindacati, imprenditori, uomini di cultura, associazioni e cittadini. Insomma, il Paese intero deve assumere la consapevolezza di trovarsi di fronte a una straordinaria opportunità per ricostruire l’Italia e per recuperare quanto non è stato fatto fino a oggi. Purtroppo, duole constatare come siamo lontani da queste condizioni ideali. Non solo il Paese è mosso da uno spirito divisivo e conflittuale, ma si fa fatica a trovare le necessarie convergenze sia fra le forze di governo, dove risalta più quello che divide, che quello che unisce; sia fra quelle di opposizione, nelle quali emergono sostanziali differenze proprio sull’utilizzo dei vari fondi europei. Fra qualche giorno, il 15 ottobre, l’Italia dovrà indicare all’Europa gli ambiti di impiego dei contributi e predisporre, successivamente, i piani dettagliati. Il governo, attraverso i ministri interessati, coadiuvati da tecnici esperti, sta lavorando alla predisposizione dei Piani di recupero sui quali aprirà il confronto con tutti i partiti e le forze sociali. È troppo chiedere che in quelle sedi si creino, con il concorso di tutti,  le condizioni per trovare la massima convergenza sulle linee da tenere? Ben sapendo che, in caso contrario, ogni sforzo si rivelerà invano. E l’Italia perderà l’occasione per risorgere!. 

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