Celebrato alla Madonna della Scala l’annuale pellegrinaggio diocesano

Venerdì 31 maggio 2019, la comunità diocesana si è radunata presso il Santuario di Maria SS. Scala del Paradiso, Patrona della diocesi, per l’annuale pellegrinaggio a conclusione del mese mariano. 

Numerosi i fedeli provenienti dai nove comuni del territorio diocesano che, accompagnati dai loro parroci, si sono dati appuntamento a metà della “Via Sacra” che conduce al Santuario, per iniziare la preghiera del Rosario, guidata dal nostro vescovo Antonio.

Giunta la processione sulla spianata del Santuario, ha avuto inizio la Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo con i tanti sacerdoti presenti. Nella sua omelia, mons. Staglianò ha evidenziato il valore di una autentica devozione a Maria, decisiva per vivere una fede matura e non semplicemente “convenzionale”: “Come Maria ha visitato l’anziana parente Elisabetta, sospinta da spirito di servizio e di carità – ha dichiarato il Vescovo – così occorre che Ella visiti anche me e questo accade quando io vado da Lei, cioè se sono in grado di accoglierla e mi impegno a imitarla, a fare come Lei ha fatto, a vivere come Lei ha vissuto”. 

Quello che Maria ha incarnato nella sua esistenza, il cristiano può riprodurlo nella sua fede e questo sarà decisivo per la sua salvezza: “Maria si è messa in cammino per raggiungere Elisabetta – ha rimarcato mons. Staglianò – ella dunque ci insegna una fede dinamica, non statica, immobile, come quella del cattolicesimo convenzionale, secondo cui si va pure in chiesa tutte le domeniche, si sgranano pure i Rosari, senza però quell’impegno a vivere con coerenza, nelle opere, il comandamento evangelico della carità”.

Il Vescovo ha ancora una volta denunciato il rischio di un cattolicesimo “comatoso” e di una fede “morta”, “di uno Spirito Santo a cui abbiamo tarpato le ali o imprigionato nella gabbia di un cuore indurito, di un cristianesimo senza calore, senza anima e che segue altri maestri di pensiero, preferendoli alla verità del Vangelo che esige l’accoglienza dei fratelli, immigrati compresi, via obbligata del Vangelo”. 

Mons. Staglianò ha dunque esortato i fedeli a una fede più adulta, più responsabile, più matura: “La maturità cristiana è vivere il comandamento dell’amore, senza bisogno che me lo dica il sacerdote; essa mi impone di ripensare la mia fede, le nostre celebrazioni, senza giovani, senza quell’attenzione primaria ai malati, ai disabili, ai fratelli più fragili (facendo riferimento ai malati e disabili presenti alla Messa ndr) che dovrebbero stare più vicini – anche fisicamente – all’altare, perché sacramento di Cristo crocifisso”. 

Concludendo la sua omelia, il Vescovo ha indicato nella Vergine Maria la via maestra per vivere una fede coerente e credibile: “Se andassimo da Maria, da Lei impareremmo la direzione giusta in mezzo a tanta confusione che oggi dilaga in questa nostra società e della quale neanche la fede è esente, poiché non siamo uniti e compatti nel seguire il Vangelo e ognuno se lo fa a propria misura. Chiediamo a Maria quale Gesù seguire in mezzo a questa confusione ed Ella ci dirà che Gesù è colui che riconosci nell’amore, nel perdono, nei fratelli poveri e malati, nel Crocifisso che sulla croce ama tutti, anche i nemici”.

Nel corso della Messa, il Vescovo ha inoltre rinnovato l’atto di affidamento della Chiesa di Noto alla Madonna della Scala e al termine della celebrazione ha reso pubblica l’approvazione definitiva dello Statuto dei piccoli frati e delle piccole suore di Gesù e Maria, di cui diamo notizia in questo numero del giornale. 

di Alessandro Paolino

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