Noto. Conferenza di apologetica storica alla parrocchia del Carmine: “La verità sulle Crociate”

di Salvatore Cammisuli

Domenica 26 novembre presso la sala «Padre Pisasale» della parrocchia del Carmine, a Noto, si è tenuta una conferenza sul tema «La verità storica sulle Crociate», a cura dell’avvocato Sebastiano Mallia. Tale incontro ha avuto un taglio apologetico: lo scopo è quello di aiutare i cattolici a riflettere criticamente sulle molte leggende costruite per ritrarre in maniera negativa la storia della Chiesa. In tal modo può essere praticata un’opera di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi.

Il relatore ha sfatato i molti luoghi comuni sulle Crociate. «Lo stesso nome di “Crociata”, applicato a otto o nove campagne militari condotte tra il 1096 e il 1272», spiega Mallia, «in realtà non era usato dagli stessi crociati, ma è stato introdotto solo nel XVI secolo», quindi parecchio tempo dopo l’effettivo svolgersi dei fatti.

Chi polemizza contro le Crociate presenta i musulmani all’epoca residenti in Terra Santa come vittime di un’ingiusta invasione da parte delle milizie cristiane: «in realtà», dice ancora, «le Crociate furono solo un pallido tentativo di resistenza di fronte alle inarrestabili invasioni islamiche, che a partire dal VII secolo travolsero tutto il Medio Oriente e il Nord Africa (terre che fino ad allora era popolate da cristiani), arrivando ad occupare la Spagna e giungendo a penetrare fin nel cuore della Francia», fin quando non furono arrestate nel 732 a Poitiers da parte dei Franchi guidati da Carlo Martello (690 ca.-741), maggiordomo di palazzo dei re merovingi. Il tentativo di operare una riconquista della Terra Santa cominciò nel 1095, quando il Beato Papa Urbano II (1040 ca.-1099) esortò i principi cristiani ad organizzarsi in difesa dell’Impero bizantino e dei pellegrini che andavano a Gerusalemme per visitare il Santo Sepolcro.

«È innegabile che durante queste spedizioni ci siano stati degli episodi in cui sono state commesse delle ingiuste violenze, ma queste non furono mai tollerate dalla Santa Sede», spiega il relatore. Al contrario: «ad esempio, nel 1204 la spedizione diretta in Terra Santa fu deviata, soprattutto per volontà della Repubblica di Venezia, verso Costantinopoli, che fu messa a saccheggio. Ebbene, di fronte a questo giunse immediatamente la condanna del Papa». E aggiunge: «Neppure è possibile equiparare le Crociate al jihād: esse infatti non furono “guerre sante” condotte per la conversione forzata degli infedeli, bensì per la liberazione militare di territori occupati».

A tentare la conversione degli islamici al Cristianesimo furono invece i francescani. In questo contesto si inserisce il famoso incontro tra San Francesco d’Assisi (1182-1226) e il sultano al-Malik al-Kāmil (1180 ca.-1238). Tale episodio è stato spesso presentato come un incontro per il «dialogo» fine a se stesso; in realtà l’intenzione di San Francesco era quella di convertire il Sultano per ottenere senza spargimento di sangue la liberazione di Gerusalemme. Tentativo che, com’è noto, non riuscì.

Ma allora da dove nasce la cattiva fama delle Crociate? «Il mito dei crociati cattivi nacque all’epoca del colonialismo, quando i governi occidentali dell’epoca, spesso infiltrati dalla massoneria, temevano l’azione dei missionari cattolici verso le popolazioni locali», chiarisce Mallia. «Questo ritratto fortemente negativo dei crociati ha pesantemente condizionato la percezione di quest’epoca da parte dei musulmani. E ha finito per fomentare il terrorismo: la propaganda anti-cattolica si è ritorta contro l’Occidente». Più in generale, spiega ancora, si deve tener conto della polemica illuministica contro la Cristianità medievale, la cui fama è schiacciata dal pregiudizio verso l’«oscurantismo» di quelli che, ingiustamente, sono spesso definiti «secoli bui».

La conferenza è stata seguita con molta attenzione dai presenti, diversi dei quali sono anche intervenuti nel dibattito. L’incontro è stato anche un’occasione per restituire all’uso dei parrocchiani la sala che già ospitò la biblioteca “Padre Pisasale”.

Salvatore Cammisuli

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