Pop-theology benedetta
Nell’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi sui giovani i veri motivi dell’importanza della Pop- Theology per l’evangelizzazione nel mondo giovanile
La Pop-Theology nasce come “strumento” di comunicazione con i giovani d’oggi ed è impegnata, in quanto “teologia” (cioè, “riflessione critica”) a insistere sulla verità del Vangelo, affinché i giovani di oggi possano meglio apprezzare “il senso e la giustizia” del messaggio di Gesù, unico salvatore dell’umanità, unica e singolare salvezza per tutti, e dunque anche per i giovani. Si aprono piste di ricerca interessantissime. Poniamoci la domanda: cosa è scritto (e cantato) nel mondo della musica pop su Gesù di Nazareth, sui suoi “detti e fatti” o “parole e opere”?
Renato Zero afferma nella sua canzone “Gesù” che il disastro dei nostri rapporti umani pieni di rabbia (gli atteggiamenti guerrafondai e vendicativi e conflittuali tra gli uomini) dipendono da una sola cosa dal fatto che non assomigliamo più a Gesù: “Gesù non ti somigliamo più” e per questo distruggiamo l’ambiente, devastandolo e avvelenandolo, oppure le nostre relazioni non sono più fraterne e solidali. Alla fine Renato Zero riconosce che “siamo colpevoli” e invoca l’aiuto di Gesù, chiedendo perdono: “Gesù perdonaci, perdonaci”. Rilevo che non è una “canzone di Chiesa”, benché possa anche starci bene nel momento penitenziale d’inizio Messa. Scandalo! Abuso liturgico! Sì, forse. Perciò nel dubbio ritiro ogni ipotesi in tal senso.
I Decibel nel loro ultimo CD intitolato L’Anticristo esaminano il “potere” esercitato dall’Anticristo nelle nostre odierne città, per lo più senza luce, con una schiera di adoratori che invocano il “dio dell’impossibile” perché li salvi. A ben vedere questi fedeli – i quali vivono in un “vuoto cosmico che chiamano stress”-, chiedono più la salvezza della propria immagine che non quella dell’anima.
Ecco il refrain: “dio dell’impossibile, salva la mia immagine”. Interessante per la Pop-Theology è l’introduzione a tutto questo Concept Album: “Da quando 3 miliardi di anni fa dalla miscela di composti chimici che abitava gli oceani primordiali ebbe origine la vita, questa si è evoluta sul nostro pianeta nel rispetto del processo crudele ma pragmatico della selezione naturale, per il quale “nelle varietà umane e animali il più forte prevarica sempre il più debole e lo distrugge”. Un uomo temerario (ma era solo un uomo?) duemila anni or sono per primo osò ribellarsi a questo principio in nome dell’amore e del rispetto: fu travolto. Il suo messaggio rivoluzionario era destabilizzante e al tempo stesso troppo virale per poterlo neutralizzare, ragione per cui le forze preposte dal mantenimento dello status quo elaborarono una strategia volta a manipolare e distorcere la sua parola fino a poterla usare a loro vantaggio. Negli ultimi secoli i rappresentanti di questa confraternita iniziarono a occupare i vertici operativi delle società, con un progetto ben chiaro: appiattire il bagaglio interiore dell’uomo, rendendolo un ottuso consumatore, con la sola possibilità di scegliere tra i molti prodotti diversi. Noi definiamo questo occulto protocollo operativo come l’Anticristo”.
Renato Zero, I Decibel! Ma, è musica pop!
Appunto. Si, è musica leggera, impegnata però sui grandi temi della vita e del dolore dell’uomo, del disagio sociale e dei trend disumanizzanti delle nostre società dell’ipermercato. L’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani ne parla al n. 37: “Anche la pratica musicale ha un valore personale e sociale. Molti giovani compositori e musicisti sentono la responsabilità di interpretare il vissuto della propria generazione e provano a comunicare ai loro coetanei messaggi su temi sociali rilevanti, dalla sessualità alle relazioni interpersonali alla valorizzazione delle culture tradizionali”.
Tra le tante e diverse espressioni artistiche – linguaggio necessario per parlare oggi ai giovani-, quello della musica è ritenuto dall’Instrumentum Laboris il “linguaggio più pervasivo”. Perché? Ecco il n. 36: “la musica è un linguaggio fondamentale per i giovani: costituisce la colonna sonora della loro vita, in cui sono costantemente immersi, e contribuisce al cammino di formazione dell’identità in una maniera che, pur nella consapevolezza quasi generalizzata della sua importanza, di rado la Chiesa approfondisce. La musica fa provare emozioni, coinvolgendo anche fisicamente, apre spazi di interiorità e aiuta a renderli comunicabili. Allo stesso tempo trasmette messaggi, veicolando stili di vita e valori consonanti o alternativi a quelli proposti da altre agenzie educative. In alcune culture giovanili il mondo della musica può costituire una sorta di rifugio inaccessibile agli adulti”.
Bando alle chiacchiere. Che si può fare dunque, con queste premesse?
Ecco il n. 163: “Un’attenzione particolare va rivolta anche ai grandi eventi musicali: andrebbero promosse occasioni per riscoprire il valore autenticamente festivo e socializzante della musica, a partire da produzioni che gli stessi giovani riconoscono essere di qualità. Le GMG e i grandi eventi nazionali o regionali possono rappresentare la proposta di un modo alternativo di intendere i grandi eventi, integrando la musica in un programma di incontro ecclesiale tra i giovani”.
E la pratica della Pop-Theology nella Diocesi di Noto non ha cominciato da qualche anno a far questo? Benedetta Pop-Theology.
di + Antonio, Vescovo