Noto. L’Infiorata 2018 ospita la Cina

E’ stata un’Infiorata dalle migliaia di visitatori e dai tanti punti di contatto, alcuni per nulla scontati, con il Paese ospite, quella Repubblica Popolare Cinese fisicamente dall’altra parte del pianeta ma così affascinante che meriterebbe qualche ora di aereo in più per essere visitata e, soprattutto, vissuta. L’edizione 39 della festa primaverile per eccellenza che ospita Noto è diventata l’occasione per conoscere meglio la Cina e mentre il sindaco di Noto Corrado Bonfanti ha già lasciato intendere che le relazioni culturali col Paese orientale sono la base su cui poter sviluppare opportunità economiche per l’intero territorio (da anni, ormai, quando si parla di Noto si parla di tutto il Val di Noto e non solo della città capitale del Barocco), la visita dell’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu è stata l’occasione per un veloce confronto su concetti come fede, religione e rispetto delle proprie origini. L’ambasciatore non si è concesso tantissimo ai microfoni dei giornalisti ma sono stati i gesti e le sue poche parole a far intendere come in Cina e i cinesi intendano il rapporto col proprio Paese. La nostalgia non trova spazio durante la giornata ma in compenso è spesso protagonista nelle poesie o nei testi della cultura cinese. La musica popolare della tradizione cinese è un inno alla vita e a quella natura che finisce per essere anche al centro di venerazione.

Una visita a Casa Cina, allestita dall’Istituto Confucio dell’Università Kore di Enna in Sala Gagliardi e presa di mira da tanti curiosi, e la serata organizzata sabato sera al Teatro Tina Di Lorenzo  a cui ha partecipato l’ambasciatore Li Ruiyu, sono stati i punti di contatto per conoscere più da vicino gli usi e i costumi del Paese orientale. Gesti, parole e anche la posizione del corpo sono aspetti che assumono una certa importanza. Un momento, tra i tanti organizzati, è stato quello che ha colpito di più i presenti a Casa Cina: la cerimonia del tè. Un momento di condivisione spirituale, condito da gesti che scandiscono la preparazione degli infusi e anche da dettagli che in pochi si sarebbero immaginati: le donne impugnano la tazzina con le ultime 2 dita della mano verso l’esterno mentre gli uomini le tengono verso l’interno. E poi i costumi: capelli legati al collo, vestiti lunghi ma dai colori accessi, musiche allegre ma comunque profonde. Come le poesie, che parlano di un Paese che nessuno vuole abbandonare ma che in molti sono costretti a farlo.

di Ottavio Gintoli

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