Mancano meno di due mesi per le elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana. Il dibattito politico è tutto centrato sulle alleanze, le coalizioni, le candidature. Pochi cenni alle cose da fare, ai progetti per cambiare la Sicilia. È normale, già visto! Le promesse, ripetute già in altre tornate elettorali, somigliano alle filastrocche dei bambini che giocano. Tutti contro la mafia, tutti per lo sviluppo, l’occupazione, il contenimento della spesa. Tutti per la razionalizzazione della spesa sanitaria, per il potenziamento della rete viaria e ferroviaria, tutti contro gli sprechi. In poche parole tutti dalla parte del bene. Quanti sono gli elettori che votano per le ragioni elencate e che prendono sul serio queste promesse? C’è chi viaggia sulle ali della protesta, coltivando speranze velleitarie di cambiamenti radicali e improvvisi, in molti casi in buona fede. Nelle stanze dei palazzi del potere la burocrazia aspetta vecchi e nuovi onorevoli regionali. Spenti gli echi dei comizi e delle riunioni in pizzeria, anche il post elezioni sarà secondo canovacci sperimentati. La palude burocratica non perdona. Ampiamente sperimentata l’abilità nel trattare i fondi europei sia in entrata, sia nel rimandarli inspiegabilmente indietro. Quanti rimpasti, quanti aggiustamenti, quanti slalom per poter ricomporre le continue scosse che agitano i precari equilibri all’interno di coalizioni appiccicaticce? Che cosa c’è dietro tutto questo ritorno dell’uguale? C’è una società civile che non fa da contrappeso alla società politica. Una società civile i cui interessi sono intercettati dai politici in chiave clientelare, organizzati secondo modelli lobbistici, gli unici che ripagano elettoralmente. Non riusciamo a vedere con chiarezza il confine che le leggi tracciano: “Si può fare? – Non si potrebbe ma vediamo che cosa si può fare! Devi aver fiducia!” Così la fiducia non è riposta nel diritto ma in un altro uomo come nel sistema feudale. Il modello della religiosità, del cattolicesimo convenzionale direbbe il Vescovo, è un affidarsi ai santi per avere delle grazie ad personam. Lo stesso modello è trasferito in politica: non ho bisogno della legge, ho bisogno di un “amico”; gli altri avranno bisogno della legge, gli altri!