A terrasini il 14 settembre scorso Il Vescovo apre il Festival di Avvenire e riceve un premio
Vivo entusiasmo e partecipazione ha suscitato l’intervento del nostro Vescovo Antonio alla seconda edizione della Festa di Avvenire organizzata dalla Diocesi di Monreale. Tema della Festa di quest’anno “Le virtù e la loro bellezza oggi”. A Mons. Staglianò è stato chiesto di aprire le riflessioni sulle virtù teologali, parlando della Fede. A Terrasini, nella Chiesa Madre gremita di fedeli e di curiosi, alla presenza dell’Arcivescovo di Monreale, Monsignor Michele Pennisi e del Direttore del quotidiano “Avvenire”, Marco Tarquinio, il Vescovo Antonio ha illustrato prima le fondamenta della nostra Fede e poi i tanti modi per annunciarla e praticarla. Partendo dal primo comandamento, “Ascolta Israele!” e dalla citazione di S. Paolo “Fides ex auditu” (la Fede viene dall’ascolto), Mons. Staglianò ha affermato che la nostra Fede è accoglienza dell’unica buona notizia: la morte e la speranza di una vita oltre la morte. “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati” (Rm 8,35). Noi accogliamo questa notizia, quindi siamo credenti. Ma come fare per rendere sempre viva la nostra fede, si è chiesto il nostro Vescovo? “Se la fede è quella cristiana, la risposta, allora è la fede che opera attraverso la Carità”. Senza la Carità non c’è fede! “Di più, ha proseguito, è una fede morta, non è fede e noi rischiamo di essere religiosi, ma non credenti!”. I tanti segni di devozionismo che caratterizzano la nostra vita, ha spiegato il Vescovo Antonio, sono spesso la prova della inconsistenza della nostra fede. “L’estetizzazione del cristianesimo ha anestetizzato il cristianesimo!”. Ci commuoviamo davanti al presepe, ma poi restiamo indifferenti di fronte a chi è senza casa e muore di fame. “Gesù è nato al freddo, ha continuato, ed è morto in croce, perché nessun altro uomo debba nascere al freddo e essere messo in croce!”. Così che possa affermarsi che “se la povertà è un consiglio evangelico, l’Amore è un comandamento”. Come annunciare, allora, questa buona notizia, si è chiesto, infine, il Vescovo? E, ancora, come annunciarla all’uomo di oggi e ai tanti giovani che frequentano più le piazze che le chiese? La curiosità di sentire Don Tonino cantare la fede con la chitarra appositamente posta ai piedi dell’altare, è andata in parte delusa. Il Vescovo non ha né cantato, né suonato; ma citando i testi di talune canzonette ha mostrato in quanti altri modi, meno convenzionali, ma altrettanto efficaci, si possa parlare di Fede. “Lenti, si naviga lenti, il progresso ci ha spenti già, tempi bui un po’ per tutti noi, la speranza non ci basta più. Poveri uomini, poveri, Gesù non ti somigliamo più, Gesù la speranza non ci basta più, Gesù sei ancora con gli ultimi. Aiutaci fratello, un’altra volta puoi. Che oramai questo fardello è insopportabile, Gesù gli innocenti ti implorano, Gesù gli infedeli ti umiliano, siamo colpevoli, Gesù se potrai ancora farlo tu, perdonaci, perdonaci”. Non è il testo di una delle tante preghiere ispirate, ha concluso Mons. Staglianò, sono taluni versi di una recente canzone di Renato Zero. A conclusione della relazione il Dr. Ino Cardinale, Presidente dell’Associazione culturale “Così per …passione”, organizzatrice della manifestazione, ha consegnato al nostro Vescovo una targa che recita così: “Note musicali, parole essenziali, eccezionale spirito comunicativo sì che fedeli e non, in special modo i giovani possano meglio riflettere sull’essenza della vita e camminino verso un futuro fondato su basi solide e durature”.